L'angoscia
Kierkegaard
Kierkegaard affronta direttamente, nelle sue due opere fondamentali, Il concetto dell'angoscia e La malattia mortale, la situazione di radicale incertezza, di instabilità e di dubbio, in cui l'uomo si trova costituzionalmente per la natura problematica del modo d'essere che gli è proprio.
Nel Concetto dell'angoscia questa situazione è chiarita nei confronti del rapporto dell'uomo con il mondo, nella Malattia mortale nei confronti del rapporto dell'uomo con se stesso, cioè nel rapporto costitutivo dell'io.
L'angoscia è la condizione generata nell'uomo dal possibile che lo costituisce. Essa è strettamente connessa con il peccato ed è a fondamento dello stesso peccato originale.
L'innocenza di Abramo è ignoranza; ma è un'ignoranza che contiene un elemento che determinerà la caduta. Questo elemento non è né calma né riposo; non è neppure turbamento o lotta, perché non c'è ancora niente contro cui lottare. Non è che un niente; ma proprio questo niente genera l'angoscia. A differenza del timore di altri stati analoghi che si riferiscono sempre a qualcosa di determinato, l'angoscia non si riferisce a nulla di preciso. Essa è il puro sentimento della possibilità.
"Il divieto divino rende inquieto Adamo perché sveglia in lui la possibilità della libertà. Ciò che si offriva all'innocenza come il niente dell'angoscia è ora entrato in lui, e qui ancora resta un niente : l'angosciante possibilità di potere. Quanto a ciò che può, egli non ne ha idea, altrimenti sarebbe presupposto ciò che ne segue, cioè la differenza tra il bene e il male.
Non vi è in Adamo che la possibilità di potere, come una forma superiore d'ignoranza, come un'espressione superiore di angoscia, giacché in questo grado più alto essa è e non è, egli l'ama e la fugge".
( Kierkegaard )
Nell'ignoranza di ciò che può, Adamo possiede il suo potere nella forma della pura possibilità; e l'esperienza vissuta di questa possibilità è l'angoscia.
L'angoscia non è né necessità né libertà astratta, cioè libero arbitrio; è libertà finita, cioè limitata e impastoiata , e così si identifica con il sentimento della possibilità.
La connessione tra l'angoscia, il possibile e il futuro
Il passato può angosciare solo in quanto si ripresenta come futuro, cioè come una possibilità di ripetizione. Così una colpa passata genera angoscia solo se non è veramente passata, giacché se fosse tale potrebbe generare pentimento, non angoscia. L'angoscia è legata a ciò che non è ma può essere, al nulla che è possibile o alla possibilità nullificante. Essa è legata strettamente alla condizione umana.
L'infinità o l'onnipotenza del possibile
Kierkegaard collega l'angoscia strettamente con il principio dell'infinità o dell'onnipotenza del possibile, principio che egli esprime più spesso dicendo :
"nel possibile, tutto è possibile".
Per questo principio, ogni possibilità favorevole all'uomo è annientata dall'infinito numero delle possibilità sfavorevoli.
L'infinità o indeterminatezza delle possibilità rende insuperabile l'angoscia e ne fa la situazione fondamentale dell'uomo nel mondo.